La meraviglia e lo stupore del viaggio. E del turismo.

“Bisogna usare meraviglia nel guardare il mondo: esplorate, sognate, scoprite”. Sono alcune delle parole che lo scrittore Gianrico Carofiglio ha usato durante la sua prolusione per la cerimonia di inaugurazione dell’11mo anno accademico di Fondazione Campus che si è tenuta martedì mattina 1 aprile nell’auditorium di San Romano di fronte ad una platea affollata.

Alla presenza delle massime autorità cittadine, l’inaugurazione si è svolta all’insegna della riscoperta delle risorse e del mondo con un filo conduttore, quello della meraviglia e dello stupore propri del viaggio, possibile anche nella vita di tutti i giorni. Un fil rouge che ha collegato gli interventi del sindaco Alessandro Tambellini, del direttore scientifico di Fondazione Campus Pier Luigi Sacco e dell’ospite Carofiglio.

Nell’augurare un buon anno accademico agli studenti, il sindaco ha infatti definito la nostra città come un luogo dove poter e dover “trovare lo stupore di un modo di vita, la gentilezza di un’accoglienza, l’ambiente, la capacità di ritrovarsi dentro una figurazione creata oltre un millennio fa”.

Dopo l’introduzione del presidente di Fondazione Campus Salvatore Veca, gli interventi di Francesco Bambini, assessore allo sviluppo economico e al turismo della Provincia di Lucca, e di Arturo Lattanzi come presidente di FLAFR, “Per superare la crisi – ha detto Sacco – occorre diversità, cioè dialogare con ciò che non ci è familiare. Non ci rendiamo conto che turismo è necessità vitale di intraprendere un dialogo con il mondo. Ci vantiamo delle nostre risorse ma non trasformiamo queste potenzialità in una narrazione. Invece il turismo sta diventando un gigantesco fenomeno di narrazione collettiva. La narrazione ci permette di rendere speciali cose che non sono note, ma magari emozionanti. Lucca è come un monumento un po’ meno famoso in una città in cui tutti vanno a vedere quello molto famoso. Ma ha una qualità storico-artistica diffusa straordinaria come poche altre in Toscana. Ecco che si presta a diventare città della narrazione, in cui sperimentare questi nuovi modelli turistici che permettono di proporsi come momento di scoperta ed esplorazione che vale per i turisti ma spesso anche per i residenti. Il contributo che vogliamo dare come Fondazione Campus è nella ricerca su questi temi, ragionando a 360 gradi su un turismo accessibile fisicamente e cognitivamente”.

In una pioggia di citazioni ed aneddoti, Carofiglio ha puntato tutto sulla comunicazione e la riflessione del rapporto con il mondo. Giocando con la platea alla scoperta di come la nostra mente interpreti la realtà, ha ricordato l’aforisma di Einstein secondo cui ci sono due modi di vivere la vita: uno è pensare che niente è un miracolo; l’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo. “Uno degli ostacoli alla scoperta è la paura di fallire – ha proseguito nel suo messaggio, che ha colpito ed emozionato il pubblico – l’idea che si debba fare sempre tutto senza fare errori, perché contrastano con la visione narcisistica di noi stessi, perché da quando eravamo bambini ci hanno spiegato che è vergognoso, che non bisogna perdere l’equilibrio. Ma cosa è il perfetto equilibrio se non il corpo morto? Una storia racconta che gli allievi chiesero al maestro di Aikido come facesse a non perdere mai l’equilibrio. Stupito, rispose che in realtà lo perdeva continuamente, ma era velocissimo a recuperarlo. Camminare significa perdere l’equilibrio ad ogni passo. Senza errore, fallimento, non si va da nessuna parte. La capacità di fallire è un’attitudine da vincenti. ‘Nella vita ho fallito molte volte. Per questo alla fine ho vinto tutto’, ha scritto di sé Michael Jordan”. Ed ha concluso con una citazione da Mark Twain: “Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.”

 

CREDITO FOTOGRAFICO delle foto allegate: Frankenstein